Incipit:
Un ventiquattrenne, grasso per tenere a distanza quanto di spaventoso accade dietro le quinte (e che vedeva: era una sua dote, forse l'unica), che amava turare i buchi della sua carne proprio perché attraverso quelli poteva irrompere l’orrore, nel senso che fumava sigari (Ormond Brasil 10) e portava, in aggiunta ai suoi, anche un secondo paio d'occhiali da sole, e batuffoli di ovatta nelle orecchie: questo giovanotto, dipendente ancora dai genitori e alle prese con vaghi studi all'università che si poteva raggiungere in due ore di viaggio in ferrovia, salì una domenica pomeriggio sul solito treno, partenza alle diciassette e cinquanta, arrivo alle diciannove e ventisette, per seguire il giorno seguente un seminario che aveva già deciso di marinare. Il sole splendeva in un cielo senza nuvole quando lasciò la località dove abitava. Era estate. II treno doveva seguire un tracciato fra le Alpi e il Giura, passando accanto a ricchi villaggi e a piccole città, più oltre lungo un fiume, per tuffarsi poi, dopo neanche venti minuti di viaggio, proprio dopo Burgdorf, in una breve galleria.
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