22 maggio 2017

LA COSA-PADRE - Philip k. Dick




SCHEDA

Autore: Dick Philip Kindred (1928 - 1982 USA)
Titolo: La cosa-padre
Tit. orig.: The Father Thing (1954)
Tratto da Le Formiche Elettriche:
Mondadori1997 (fuori catalogo)
Genere: Racconto  - Fantascienza - Horror
N° parole: 2650

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Descrizione
La Signora Walton sta per servire cena e ordina al figlio Charlie di chiamare suo padre. Ma Charlie vede due padri, lui e una copia. Ed è questa quella che entra poi in casa. Iniziata la cena, Charlie scappa. In garage trova, tra i rifiuti, la pelle di suo padre: la cosa-padre lo ha divorato. Insieme a due suoi amici scovano nel prato dinanzi a casa uno strano insetto, una specie di lungo millepiedi. Charlie scopre altri strani bozzi biancastri... le larve della cosa-madre e della cosa-Charlie. Viene catturato dalla cosa-padre proprio quando il suo replicante sta per uscire dal guscio ma proprio in quel momento i suoi amici danno fuoco al buco nel prato scavato dal misterioso insetto e la cosa-padre si affloscia su se stessa.

In questa breve raccolta troviamo alcuni dei migliori racconti dello scrittore che è ormai entrato nel nostro immaginario. Leggendo queste storie, non dimentichiamolo scritte negli anni cinquanta, si ha l'impressione di averle già sentite raccontare, e in effetti molti racconti sono stati l'ispirazione per molti film famosi, quali Blade Ranner - La Strada - Atto di Forza e anche lo stesso Matrix ha attinto spunti nel racconto che da il titolo a questa raccolta.
P.K. Dick ci parla di possibili mondi futuri nei quali il normale "armamentario" di uno scrittore di fantascienza (astronavi, robot, androidi, alieni, mondi paralleli...), si trasforma in una sorprendente casistica di situazioni in cui è difficile distinguere tra ciò che è reale e ciò che non lo è.

La fama di Dick, noto in vita esclusivamente nell'ambito della fantascienza, crebbe notevolmente nel grande pubblico e nella critica dopo la sua morte, in patria come in Europa (in Francia e in Italia negli anni ottanta divenne un vero e proprio scrittore di culto), anche in seguito al successo del film Blade Runner del 1982, liberamente ispirato a un suo romanzo.
In vita pubblicò quasi solamente opere di narrativa fantascientifica - un genere all'epoca considerato "di consumo" - ed è stato successivamente rivalutato come un autore postmoderno precursore del cyberpunk e, per certi versi, antesignano dell'avantpop. Gli sono stati dedicati molteplici studi critici che lo collocano ormai tra i classici della letteratura contemporanea.[1]
Temi centrali dei suoi visionari romanzi sono la manipolazione sociale, la simulazione e dissimulazione della realtà, la comune concezione del "falso", l'assuefazione alle sostanze stupefacenti e la ricerca del divino.
(font: Wikipedia e varie dal web)

4 commenti:

  1. Bello. Ti tiene sospeso questo racconto. Miricorda un vecchio film in bianco e nero che trattava lo stesso argomento, cioè, esseri umani che venivano sostituiti da larve che prendevano le stesse sembianze, proprio ome qui.

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    1. Ricordi bene. Si trattava de L'Invasione degli Ultracorpi. Un film di Siegal degli anni cinquanta. Quei grossi baccelli dai quali uscivano copie esatte di umani è rimasto nell'immaginario collettivo. Comunque il racconto è precedente al film e le similitudini alla sceneggiatura potrebbero non essere casuali.

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  2. Il film (di cui esistono almeno tre versioni e anche una parodia italiana con Totò) è tratto dall'omonimo romanzo di Jack Finney, ma non escludo che Dick, che era anche sceneggiatore, vi abbia collaborato (dovrei collaborato). Venendo al racconto, secondo me è uno straordinario esempio della fenomenale capacità di sintesi dell'autore e della sua prosa non artistica e non ammiccante, tutta cose, azioni e informazioni, essenziali e ritmate, che tiene avvinto il lettore, il quale non vede l'ora di vedere "come va a finire". Il meccanismo del racconto tocca molti aspetti, tutti inquietanti, e non da tempo al lettore di rilassarsi perchè subito viene fuori qualcosa di nuovo. Abbiamo la paura edipica del genitore che divora i figli (è troppo se intravedo il mito di Crono?) la paranoia - gli unici che percepiscono qualcosa sono i ragazzi, ma nessuno crede loro (e non essere compresi è una grande e comune paura), il meccanismo della suspense caro ad Hitchcock in cui il lettore e il protagonista sanno che sta succedendo qualcosa di terribile, ma gli altri personaggi no, e il lettore, col protagonista con cui si immedesima, vorrebbe urlarglielo ma non può. Vediamo rappresentata la paura - sempre per rimanere in tema di paranoia - che chi amiamo, in realtà, non ci ami affatto, nonchè il meccanismo dell'agnizione, vecchio come la narrativa stessa, ma rovesciato: qui il racconto parte dal "non riconoscere" il genitore. Infine nella cosa padre vediamo gli archetipi sia del vampiro (la cosa padre succhia il vero padre) sia della "cosa" alla Shelley: l'essere "altro" superiore e ostile che mette in crisi il nostro posto nella società e nel mondo (ci sono altre cose oltre la cosa padre: anche una cosa Charlie) e ci spodesta dal nostro troppo instabile trono, fallacemente al centro della realtà (la messa in crisi del principio di identità è un "mantra" dickiano).

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    1. Cmplimentissimi. Una disamina completa, perfetta. Non si può che essere d'accordo su tutte le tue considerazioni. Ciao ciao

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