La casa occupata è la storia di due fratelli, Irene ed il narratore che, rimasti soli, decidono di abitare nell’antica e spaziosa dimora di famiglia.
Una “pazzia” la definisce il fratello senza mezzi termini… perché in quella casa potevano vivere otto persone senza darsi fastidio. Tuttavia, mantenerla pulita e farla rivivere si rivelerà un impegno quotidiano sopportabile. Anche motivo d’orgoglio per i due fratelli che, alle soglie della quarantina, si erano uniti con “l’inespressa convinzione che il loro semplice e silenzioso matrimonio di fratelli fosse la necessaria conclusione della genealogia fondata dai bisavoli nella nostra casa". Convinti com’erano che un giorno sarebbero morti tra quelle mura domestiche.
Tolte le attività del mattino, Irene trascorre la giornata facendo lavori a maglia sul sofà in camera sua. Come passi il resto della giornata il fratello non è altrettanto chiaro. Possiamo solo supporre che si dedicasse alla scrittura e alla lettura. Di certo sappiamo che il sabato fa il giro delle librerie del centro di Buenos Aires, alla ricerca di novità letterarie francesi, e approfitta di queste sortite per comperare la lana per Irene.
Ad interrompere questa strana ma tranquilla convivenza, l’arrivo improvviso di estranei che occupano una parte della casa. Presenze di dubbia natura, che si manifestano solo attraverso suoni, rumori, sussurri, brandelli di conversazioni, ma che di fatto costringono Irene e il fratello a cambiare vita.
"I primi giorni ci sembrò penoso perché entrambi avevamo lasciato nella parte occupata molte cose che amavamo… Ma ne fummo anche avvantaggiati. Le pulizie furono talmente semplificate che pur alzandoci alle nove, alle undici già ce ne stavamo con le mani in mano".
Nonostante il grande spirito di adattamento, e la volontà ferrea di rimanere aggrappati a ciò che restava loro della grande casa, quella strana convivenza era destinata a finire...
Come? Per saperlo non resta scaricare la copia e leggere il testo. Sono quasi 2000 parole, tempo di lettura medio, 20 minuti.
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Una “pazzia” la definisce il fratello senza mezzi termini… perché in quella casa potevano vivere otto persone senza darsi fastidio. Tuttavia, mantenerla pulita e farla rivivere si rivelerà un impegno quotidiano sopportabile. Anche motivo d’orgoglio per i due fratelli che, alle soglie della quarantina, si erano uniti con “l’inespressa convinzione che il loro semplice e silenzioso matrimonio di fratelli fosse la necessaria conclusione della genealogia fondata dai bisavoli nella nostra casa". Convinti com’erano che un giorno sarebbero morti tra quelle mura domestiche.
Tolte le attività del mattino, Irene trascorre la giornata facendo lavori a maglia sul sofà in camera sua. Come passi il resto della giornata il fratello non è altrettanto chiaro. Possiamo solo supporre che si dedicasse alla scrittura e alla lettura. Di certo sappiamo che il sabato fa il giro delle librerie del centro di Buenos Aires, alla ricerca di novità letterarie francesi, e approfitta di queste sortite per comperare la lana per Irene.
Ad interrompere questa strana ma tranquilla convivenza, l’arrivo improvviso di estranei che occupano una parte della casa. Presenze di dubbia natura, che si manifestano solo attraverso suoni, rumori, sussurri, brandelli di conversazioni, ma che di fatto costringono Irene e il fratello a cambiare vita.
"I primi giorni ci sembrò penoso perché entrambi avevamo lasciato nella parte occupata molte cose che amavamo… Ma ne fummo anche avvantaggiati. Le pulizie furono talmente semplificate che pur alzandoci alle nove, alle undici già ce ne stavamo con le mani in mano".
Nonostante il grande spirito di adattamento, e la volontà ferrea di rimanere aggrappati a ciò che restava loro della grande casa, quella strana convivenza era destinata a finire...
Come? Per saperlo non resta scaricare la copia e leggere il testo. Sono quasi 2000 parole, tempo di lettura medio, 20 minuti.
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*Racconto tratto da:
I RACCONTI - Einaudi
I RACCONTI - Einaudi
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