SCHEDA
Autore: Isaak Judovič Asimov (1920 - 1972) USA
Titolo: Cade la Notte (Notturno)
Titolo originale: « Night Fall »
Prima edizione: 1941
Genere: SF - Fantascienza
N° parole:9500 ca.
Descrizione
Incipit
SCHEDA
Autore: Isaak Judovič Asimov (1920 - 1972) USA
Titolo: Cade la Notte (Notturno)
Titolo originale: « Night Fall »
Prima edizione: 1941
Genere: SF - Fantascienza
N° parole:9500 ca.
Descrizione
Incipit
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Autore: Dick Philip Kindred (1928 - 1982 USA)
Titolo: Chi se lo ricorda (Ricordiamo per voi)
Tit. orig.: We Can Remember It For You Wholesale
Tratto da: Urania - Mondadori 1968
Genere: Racconto - Fantascienza
N° parole: 7850
Incipit
Si svegliò... e desiderò Marte. Le valli, pensava. Chissà cosa si provava a percorrerle. Man mano che riprendeva coscienza, il sogno s’intensificava, e, col sogno, il desiderio. Gli pareva quasi di essere immerso nell’atmosfera di quel mondo che solo agenti del Governo e alti funzionari avevano visitato. E un impiegato come lui ci sarebbe arrivato mai? Improbabile.
Descrizione
Il protagonista, Duglas Quail, è un impiegato che sogna di andare su Marte. Non potendosi permettere il viaggio decide di rivolgersi alla Rikord per avere impiantate delle memorie virtuali del viaggio dei suoi sogni. Ma durante l’intervento viene allo scoperto uno strato di memoria che... continua su (Biblioteca Galattica)
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Autore: David Means ( 1961 USA)
Titolo: Il Lamento di Sleeping Bear
Tratto da: Episodi Incendiari Assortiti
Genere: Racconto autobiografico
Incipit:
Questa preghiera in forma di
lamento – se mi passate l’espressione – cominciò il giorno in cui eravamo in
campeggio a Sleeping Bear e Rondo uscì ubriaco fradicio e si perse. Quando alle
dieci noialtri ci svegliammo, distrutti, con la luce che non ci lasciava tenere
gli occhi aperti, fummo presi dal panico. Amy era in mutandine nel chiarore
arancio della tenda, china in avanti, che tentava di infilarsi nei jeans.
Cazzo, Rondo è sparito.
Non disse altro.
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Incipit
Nella spiaggia lo chiamavano Dalfino; e il nomignolo gli stava a capello, perché dentro l′acqua pareva proprio un delfino, con quella schiena curvata dal remo e annerita dalla canicola, con quella grossa testa lanosa, con quel vigore sovrumano di gambe e di braccia che gli facea far guizzi e salti e tonfi da raccapriccire. Bisognava vederlo buttarsi giù con un urlo dallo scoglio de′ Forroni, come un aquilastro ferito all′ala, e poi ricomparire venti braccia più in là, fuor dell′acqua verde, con tanto d′occhiacci aperti contro il sole: bisognava vederlo! Ma forse era più bello su la paranza, aggrappato all′albero, mentre lo scirocco sibilava a traverso le funi e la vela rossa stava lì lì per stracciarsi e la tempesta mugghiava sotto che pareva se lo volesse ingoiare.
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Autore: Haruki Murakami (1949 Giappone)
Titolo: La Pietra a Forma di Rene che si spostava ogni giorno
Tratto dalla raccolta: I Salici Ciechi e la Donna Addormentata
(Einaudi -2006)
Genere: Racconto Breve
Incipit
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Autore: Giovanni Arpino (1927-1987)
Titolo: Gatto Mammone (1967)
tratto da: Racconti del 900 - Einaudi Scuola 1990
Genere: Narrativa breve
Sottogenere : Racconto Fantastico
Descrizione:
Attraverso la descrizione
delle dinamiche di coppia, dei rapporti tra genitori e figli, della trama di
relazioni che compongono la società italiana del suo tempo, Arpino ci
restituisce l’immagine di un’umanità stretta tra le ineludibili necessità del
reale e la fuga nella dimensione della favola: una situazione nella quale anche
il lettore contemporaneo può facilmente riconoscersi.
G. Arpino è stato autore di romanzi, racconti,
poesie, commedie e libri per ragazzi. Si è dedicato anche al giornalismo
sportivo per i quotidiani «La Stampa» e «Il Giornale», contribuendo insieme a
Gianni Brera a conferire al genere dignità letteraria. Ha vinto il premio
Strega nel 1964 con L’ombra delle colline, il premio
Moretti d’Oro nel 1969 con Il buio e il miele, il
premio Campiello nel 1972 con Randagio è l’eroe e il
Super Campiello nel 1980 con Il fratello italiano.
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Autore: Scerbanenco Giorgio (1911 -1969)
Titolo: Conoscerei scopo matrimonio
Tratto da "Milano calibro 9"
Genere: Noir
Descrizione
Un architetto di Milano pubblica su dei giornali delle proposte di matrimonio. Le vittime non sanno però che diventeranno delle prostitute. Una giovane ragazza accetta, va al Nord e cade nella trappola. Un giorno la polizia fa irruzione in un bordello e viene interrogata, e poco tempo dopo viene trovata agonizzante sul ciglio di una strada.
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Autore: Giovanni Boccaccio da Certaldo (1313 - 1375)
Titolo: Andreuccio da Perugia
Tratto da: Il Decameron
(Giornata seconda - Novella quinta)
Genere: Novella
Riassunto
Il protagonista della novella è Andreuccio da Perugia, un giovane e ingenuo mercante che si trova al mercato di Napoli per acquistare cavalli. Andreuccio porta con sé 500 fiorini d’oro, e noncurante dei pericoli che ne possono derivare, fa libero sfoggio del denaro, attirando l’attenzione dei passanti. Fra questi c’è anche una bella prostituta siciliana, che con l’astuzia gli fa credere di essere sua sorella e lo convince a fermarsi a cena – e poi a dormire – a casa sua. Andreuccio cade pienamente nell’inganno, lasciando i suoi averi completamente incustoditi. Si spoglia, va alla latrina, ma scivola e cade nel chiassetto, cioè nella fogna. Sporco e maleodorante, inizia a gridare svegliando il quartiere. Ma così facendo attira anche l’attenzione del ruffiano della donna, che lo invita ad allontanarsi per non rischiare guai più seri. (Continua a leggere su studenti.it)
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Autore: Giovanni Boccaccio da Certaldo (1313 - 1375)
Titolo: Lisabetta da Messina
Tratto da: Il Decameron
Giornata quarta - Novella quinta
Genere: Novella
Riassunto
Lisabetta è una giovane ragazza messinese, orfana di padre, che vive insieme ai suoi tre fratelli, originari di San Gimignano e divenuti ricchi conducendo affari e commerci particolarmente redditizi. La giovane donna, non ancora maritata, commette lo sbaglio d’innamorarsi di Lorenzo, un modesto ragazzo di Pisa che aiuta i fratelli nel loro lavoro. Il giovane appartiene a un ceto inferiore a quello di Lisabetta e di conseguenza il loro amore assume immediatamente implicazioni sociali assai complicate per l’epoca, esemplificate dalla mentalità ristretta dei tre fratelli, rispetto alla quale invece la passione tra i due protagonisti si afferma come qualcosa di assolutamente spontaneo e naturale. ( Continua a leggere su Weschool.com)
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1 aprile 1809, Velyki Soročynci, Ucraina - 21 febbraio 1852, Mosca, Russia
Benché realistica nel suo fondamento, l'opera di G. si distingue da quella di altri realisti russi per la ricchezza dell'inventiva e la bizzarria dell'immaginazione; la sua prosa è intensa, ricca di cadenze ritmiche e di effetti acustici, il linguaggio è sempre smagliante e denso di qualità pittoriche. Tra le opere più significative si ricordano i racconti Taras Bul'ba (1834) e Arabeschi (1835), la commedia L'ispettore generale (1836), la raccolta Racconti di Pietroburgo (1842) e il romanzo Le anime morte (1842).
( font: varie dal web)
IN QUESTO SITO
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"Quando e in qual modo Akàkij Akakièviè fosse entrato al ministero e chi ve l'avesse messo, è una cosa che nessuno ricordava. Per quanti direttori e vari superiori cambiassero, videro sempre lui allo stesso posto, nella stessa posizione, con le stesse funzioni, sempre lo stesso impiegato copista, tanto che poi si persuasero che, evidentemente, doveva esser venuto al mondo così, già pronto con l'uniforme e con la calvizie sulla testa. Nel ministero non gli dimostravano alcuna stima. Non soltanto i custodi non si alzavano dal loro posti quando passava, ma nemmeno lo guardavano, come se attraverso l'anticamera fosse volata una semplice mosca. I superiori si comportavano con lui in un certo modo freddamente dispotico. Un qualsiasi aiutante del capufficio gli ficcava letteralmente sotto il naso gl'incartamenti, senza neppure dirgli «copiate», oppure «ecco un bell'affaruccio interessante» o insomma qualcosa di piacevole come si usa negli uffici dove c'è della buona educazione. E lui prendeva, guardando solo l'incartamento, senza badare a chi gliel'aveva messo lì e se ne avesse il diritto. Prendeva e subito si metteva a copiarlo... "
Incipit:
Il 25 marzo a Pietroburgo accadde un avvenimento molto strano. Il barbiere Ivàn Jakovlèviè, abitante sulla Prospettiva Voznesènskij (il suo cognome è andato perduto e nient'altro risulta dalla sua insegna, dov'è raffigurato un signore con una guancia insaponata e c'è la scritta: «Si cava anche sangue»), il barbiere Ivàn Jakovlèviè dunque si svegliò abbastanza presto e sentì odore di panini caldi. Sollevandosi un poco sul letto, vide che sua moglie, una signora abbastanza rispettabile cui piaceva molto bere caffè, sfornava dei panini appena cotti.
«Oggi, Praskòvija Osìpovna, io non prendo il caffè,» disse Ivàn Jakovlèviè, «vorrei invece mangiare del pane caldo con la cipolla.»
(Ossia, Ivàn Jakovlèviè, avrebbe voluto l'uno e l'altro, ma sapeva che era assolutamente impossibile esigere due cose alle volta, perchè Praskòvija Osìpovna non amava per nulla simili capricci.)
«Che questo scemo mangi pure il pane; per me è meglio,» pensò fra sè la consorte, «così resterà una porzione in più di caffè.»
E gettò un panino sul tavolo.
Per decenza Ivàn Jakovlèviè si mise il frac sopra la camicia e, sedutosi a tavola, prese del sale, preparò due teste di cipolla, impugnò il coltello e, assunta un'espressione ispirata, si accinse a tagliare il pane. Tagliato il pane a metà, gettò un'occhiata nel mezzo e, con suo stupore, vide qualcosa che biancheggiava. Ivàn Jakovlèviè la sfrugacchiò cautamente con il coltello e la tastò con un dito:
«Solido?» disse fra sè, «cosa può essere?»
IN QUESTO SITO
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👉 LA RAGAZZA DI PAUL (1881)
Incipit:
Il ristorante Grillon, vero falansterio di canottieri, si stava lentamente vuotando. Davanti all’uscio era una confusione di grida, di richiami; e dei giovanottoni con la maglietta bianca, gesticolavano tenendo i remi sulla spalla. Le donne, in freschi abbigliamenti primaverili, salivano con grande attenzione sui canotti, si sedevano a poppa aggiustandosi l’abito, mentre il padrone del ristorante, un pezzo di giovane con la barba rossiccia, famoso per la sua forza, dava la mano alle donzelle, mantenendo in equilibrio le fragili imbarcazioni. A loro volta i rematori si mettevano al posto, braccia nude e petto in fuori, posando per la platea che era composta di borghesi vestiti a festa, di operai e soldati appoggiati coi gomiti alla balaustra del ponte, e attentissimi allo spettacolo. Ad una ad una le imbarcazioni si distaccavano dal pontone. I rematori si curvavano in avanti, poi si gettavano all’indietro, con movimento regolare; sotto la spinta dei lunghi remi ricurvi i veloci canotti scivolavano sul fiume, s’allontanavano, rimpiccolivano, scomparivano infine sotto l’altro ponte - quello della ferrovia - scendendo giù verso il Ranocchiaio.
Il comandante prussiano, maggiore conte di Farlsberg, stava finendo di leggere la posta, sprofondato in una gran poltrona, coi piedi poggiati sull'elegante marmo del caminetto nel quale gli speroni degli stivali, nei tre mesi da che durava l'occupazione del castello di Uville, avevano scavato due solchi profondi, che s'approfondivano ogni giorno di più.
Una tazzina di caffè fumava su un tavolinetto macchiato dai liquori, bruciacchiato dai sigari intaccato dal temperino dell'ufficiale conquistatore, il quale, talvolta, mentre appuntiva una matita, si fermava e tracciava sul grazioso mobile cifre o disegni, seguendo le sue svagate fantasticherie. Quando ebbe letto la corrispondenza e sfogliato i giornali tedeschi che il furiere gli aveva portato, si alzò, buttò sul fuoco tre o quattro ciocchi di legna verde - poiché quei signori per riscaldarsi abbattevano un po' alla volta il parco - e si avvicinò alla finestra. La pioggia cadeva a dirotto, una pioggia normanna che pareva scagliata da una mano furiosa, una pioggia obliqua, fitta come un tendone, simile a un muro di strisce oblique, una pioggia che sferzava, schizzava, annegava ogni cosa, una vera pioggia dei dintorni di Rouen, orinale della Francia. Per giorni e giorni i resti dell'esercito in rotta attraversarono la città. Non erano soldati, ma orde sbandate. Gli uomini, con la barba lunga e sporca, le uniformi a brandelli, camminavano con passo stanco, senza bandiera, senza capi. Parevano tutti depressi, sfiancati, incapaci di pensare o di decidere, andavano avanti solo per abitudine, e appena si fermavano cadevano giù dalla fatica. Erano per lo più richiamati, gente pacifica, tranquilli possidenti, curvi sotto il peso del fucile; giovanissime reclute, vivaci, facili a spaventarsi come a entusiasmarsi, pronte all'attacco come alla fuga; in mezzo ad essi, alcuni pantaloni rossi, resti d'una divisione maciullata in una grande battaglia; scuri artiglieri in fila con fanti di diverse armi; e, ogni tanto, l'elmo lucido d'un dragone dal passo pesante che seguiva faticosamente la marcia più spedita dei fanti. Passavano anche legioni di franchi tiratori dai nomi eroici: «i Vendicatori della Disfatta; i Cittadini della Tomba; i Votati alla Morte», e dall'aspetto di banditi.
👉 SCAMPAGNATA (PROMENADE - 1881)
Incipit:
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L’anno era il 2158
d.C., e Lou ed Emerald Schwartz stavano bisbigliando sul balcone
dell’appartamento della famiglia di Lou al settantaseiesimo piano del palazzo
257 di Alden Village, un complesso urbano residenziale di New York che
abbracciava quello che un tempo era noto come il Connecticut meridionale.
Quando Lou ed Emerald si erano sposati, i genitori di Em avevano lacrimosamente
criticato il matrimonio per la grande differenza di età; ma ora, con Lou di
centododici anni ed Em di novantatré, i genitori di Em dovevano ammettere che
aveva funzionato bene.
Ma Em e Lou avevano
i loro problemi, ed erano fuori nell’aria pungente del balcone a causa loro.
“A volte sono così
arrabbiata che mi viene voglia di andare subito a diluire il suo
anti-gerasone,” disse Em.
“Sarebbe contro
natura, Em,” disse Lou, “sarebbe un delitto. Inoltre, se ci sorprendesse a
trafficare col suo anti-gerasone, non soltanto ci diserederebbe, ma mi
torcerebbe il collo. Il semplice fatto che ha centosettantadue anni non
significa che il nonno non sia forte come un toro.”
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Autore: Anton Pavlovič Čechov (1860 - 1904)
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